Per quanto vivrai, continua ad imparare a vivere. Ultimamente mi è capitato di ritrovarmi davanti a questo aforisma attribuito a Seneca, ed ho pensato. Ho pensato che per quanto si possa creare regole, stabilire modus operandi, cercare di prevedere i possibili sviluppi di un’organizzazione, alla fine non si può avere il controllo su tutto. Cosa conta allora davvero? Il rialzarsi. Saper fronteggiare le crisi, cogliere delle opportunità di cambiamento e crescita all’interno di esse è l’unico modo utile, a mio avviso, per sopravvivere e realizzarsi. Ciò vale anche per l’istruzione, provata fortemente in questo periodo segnato dal virus.
A partire dal primo Dpcm del 04 marzo 2020 che ha previsto la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado al fine di contrastare e contenere sull’intero territorio nazionale il diffondersi del virus COVID-19, infatti, addetti ai lavori, insegnanti e studenti hanno dovuto cercare da subito di far fronte ad una situazione surreale, cercando di trovare soluzioni tempestive per proseguire l’anno scolastico.
Una di queste è stata implementata dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR), che ha messo a disposizione una pagina dedicata sul proprio sito nella quale accedere a: “strumenti di cooperazione, scambio di buone pratiche e gemellaggi fra scuole, webinar di formazione, contenuti multimediali per lo studio, piattaforme certificate, anche ai sensi delle norme di tutela della privacy, per la didattica a distanza.” In sostanza accedendo alla sezione le scuole e gli enti formativi possono utilizzare a titolo totalmente gratuito le piattaforme e gli strumenti messi a disposizione delle istituzioni scolastiche grazie a specifici Protocolli siglati dal Ministero per proseguire a distanza l’attività formativa.
Sono state molte, poi, le piattaforme che si sono messe a disposizione degli istituti con la propria tecnologia per dare un aiuto concreto in questo periodo di caos e di difficoltà. Fare l’appello, scambiare appunti, fare verifiche. Tutto quello che si fa in una classe normale è stato possibile, nella maggior parte dei casi, replicarlo online, grazie alle piattaforme e-learning. Non essendoci un sistema nazionale, ogni scuola (e ogni insegnante) ha cercato il modo migliore per coinvolgere i propri alunni nella didattica a distanza. Alcuni registrando podcast o video su youtube, o assegnando compiti via mail. Altri, per mantenere il contatto ‘diretto’ con la classe (anche se a distanza) si sono affidati a piattaforme come Google Classroom, WeSchool, Microsoft Teams, Moodle, solo per citarne alcune.
Quello che è emerso, quindi, è sostanzialmente che l’istruzione ha dovuto reinventarsi. Per proseguire con la formazione gli enti, infatti, hanno definitivamente (e necessariamente) dovuto accogliere la FAD, la cosiddetta formazione a distanza, e dovuto dotare i propri ambienti di piattaforme tecnologiche. Un approccio che sembra destinato a non fermarsi anche dopo l’emergenza Covid-19. Vero, le lezioni online non permettono nella maggior parte dei casi una comunicazione non verbale soddisfacente, e rischiano di diventare un soliloquio dei professori davanti ad una classe di studenti che possono decidere in qualsiasi momento di spegnere la videocamera. Vero anche, però, che l’estrema facilità di fruizione dei contenuti, la possibilità di condividere materiali e dispense in modo pressochè istantaneo, ed il costo non proibitivo (anche qui nella maggior parte dei casi) degli strumenti digitali di supporto, fanno sì che la futura (ma nemmeno troppo) modalità di istruzione generale sia quella digitale.
E mentre il Ministro per l’Istruzione Lucia Azzolina annuncia che l’esame di Stato per il secondo ciclo (Maturità) avrà inizio il 17 giugno, e sarà un colloquio in presenza – “senza che comunque sia messa a repentaglio la sicurezza per tutte le persone coinvolte” – della durata massima di un’ora, nel frattempo il ministero sta lavorando affinché ci possano essere le condizioni per un ritorno in classe a settembre. E non è così scontato, anzi. Purtroppo bisogna fare i conti con la realtà, e preventivare che se ci fosse un’ulteriore diffusione del virus, ancora una volta si dovrà cercare di attuare soluzioni alternative. E’ per questo che sembra sempre più probabile l’utilizzo della didattica a distanza, o almeno un mix tra presenza in classe (almeno a settembre?) e lezioni online.
Una cosa è sicura: se da tempo si doveva “innovare” anche il settore scolastico adesso è arrivato coercitivamente il momento di farlo. E farlo con resilienza è anche il modo, forse, per capire meglio l’innovazione. Capire le falle del sistema contribuisce a saldarle, e se prima non si disponeva degli strumenti tecnologici adatti per contrastare situazioni di questo tipo, adesso al contrario si può contare su digital tools che anche con il gravoso obbligo del distanziamento sociale possono alimentare la nostra conoscenza.
Insomma, rialzarsi, leccarsi le ferite, e ripartire. Come abbiamo sempre fatto. In una parola: resilienza.